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Alice Rohrwacher ci fa entrare nel suo mondo magico tra sogno e realtà con Bar Luna

Dopo La Chimera, non è un caso che la cineasta toscana si sia ritrovata sulla bocca di tutti. La sua ultima opera è un film in cui ci si scopre a vicenda: archeologo e oggetto, regista e spettatore. Alice Rohrwacher continua a raccontare quello spazio di luce che tanto in natura quanto nel cinema ci permette di vedere davvero le cose. E lo stesso ha fatto con Bar Luna, installazione ideata inizialmente per Centre Pompidou ma che è stata in seguito realizzata insieme al duo artistico Muta Imago nei sotterranei dello storico Cinema Modernissimo di Bologna, e resa visitabile dal 18 giugno al 4 agosto 2024.

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La cucina è il luogo in cui tutto ha inizio. Sia il percorso della mostra, ma anche ogni nostra esperienza della quotidianità. L’ambiente è verosimilmente la rappresentazione di quella cucina legata ai ricordi della regista, nella sua casa a Castel Giorgio. Qui regna incontrastata la dispensa, uno dei luoghi preferiti di Alice e con cui ci porta a ragionare come prima cosa sul concetto di nutrimento. La dispensa infatti è il luogo in cui il nutrimento del corpo e quello della mente convivono, e dove sono contenuti insieme passato, presente e futuro. E proprio sulla base dell’intrecciarsi di questi due nutrimenti l’installazione è arricchita da una tv, varie mensole, ante e scaffali che ospitano barattoli di conserve ma anche fotografie, memorie e bozzetti di quelli che poi prenderanno vita come pellicole.

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Ed eccoci arrivare al Bar Luna, un vecchio bar in una piazza di paese come ce n’erano tanti negli anni ‘80. Ma Bar Luna è un diorama che viaggia sospeso all'interno di un sistema di stelle e galassie. Affacciandosi in questa realtà senza tempo sulle note di Amore disperato di Nada ci si può accomodare ai tavolini in plastica e godersi a pieno un viaggio a metà tra il suggestivo e il surreale. Al bar ci si può riposare, si può sfogliare il cinealbum di Alice, guardare le cartoline e immaginare di fare una telefonata nella cabina telefonica a gettoni lì di fianco. Insomma Bar Luna è un bar a tutti gli effetti, ma è un bar fatto per poter stare solo senza consumare.

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Capita a volte di voler continuare a provare una sensazione. Questa sospensione che ci regala Alice è qualcosa di difficile da lasciare andare. Per questo è nato anche L’Aldilà, ultimo spazio della mostra in cui si può comodamente restare appesi tra il sonno e la veglia per tutto il tempo che si desidera. A fare da cornice visiva un’amaca dove distendersi, mentre l’ambiente sonoro è realizzato grazie alle partiture di archivio de Le Meraviglie (2014), secondo film della regista. Un non luogo dove il mito incontra la realtà, dove Orfeo incontra Euridice. E così come accade neLa Chimera quando Arthur si ricongiunge al suo amore perduto, allo stesso modo noi - nel buio di quel non luogo - ci ricongiungiamo alla luce, e siamo di nuovo in grado di vedere quanta possibilità di fuga c’è nella quotidianità.

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Bar Luna non è stata solo una mostra multimediale, piuttosto è stata l’occasione per fare un percorso di indagine - visiva e non - sulle nostre radici. Una dimensione sotterranea che dialoga perfettamente anche con quella urbanistica, e che costella l’intera cinematografia di Alice Rohrwacher riuscendo a far fronte a due grandi interrogativi.

Cosa facciamo nel nostro passato? Quali sono le nostre origini?