Le aspettative, l'ansia da prestazione, il terrore viscerale di commettere un fatale errore e rovinare irreparabilmente il proprio lavoro pietrificano le mani e uccidono la creatività. In questo articolo vedremo come affrontare il blocco dello scrittore prendendo spunto dai consigli delle più illustri penne italiane: Italo Calvino, Umberto Eco, Dino Buzzati e Pier Paolo Pasolini.
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Blocco dello scrittore? Ecco i segreti delle penne italiane
Non c'è sensazione peggiore per uno scrittore di trovarsi di fronte alla pagina bianca.
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Cos'è il blocco dello scrittore?
Chiunque si sia cimentato nella scrittura - specialmente quella narrativa - avrà sperimentato almeno una volta quella sensazione di arresto, di crescente esitazione e di ansia che accompagna la prima stesura di una storia. Spesso l'insicurezza è data dall'inesperienza oppure dalla poca praticità. Per questo il blocco dello scrittore affligge in particolar modo gli scrittori emergenti, i quali non hanno ancora acquisito nella propria "cassetta degli attrezzi" tutti gli strumenti necessari a superare con disinvoltura l'horror vacui della pagina bianca.
Non esiste una vera e propria guida su come scongiurare il blocco dello scrittore, così come non c'è una sintomatologia ben definita di questo malessere. L'attesa per l'ispirazione giusta potrebbe durare poche ore, ma anche intere settimane, e non è detto che la soluzione sia definitiva. Infatti, se pur di superare la resistenza delle prime battute si scrive di getto e senza pensare, è molto probabile che alla prima rilettura saremo costretti a buttare via tutto, ritrovandoci al punto di partenza.
Come fare, quindi, per scavallare il blocco dello scrittore?
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Consigli di scrittura degli autori italiani
Una delle grandi differenze che intercorrono tra scrittore (colui che scrive per passione, per vocazione, per necessità o con l'obiettivo di farne un mestiere) e autore (la cui destrezza narrativa e forza nel trasmettere i messaggi sono state riconosciute da un editore) sta nella capacità di conoscere i propri meccanismi di lavoro. Ogni autore ha dovuto sviluppare una certa dimestichezza con i propri processi mentali, creativi, produttivi, in modo da massimizzare l'efficacia degli sforzi compiuti nel veicolare su carta quanto volevano trasmettere ai lettori. Questo, ovviamente, significa anche trovare espedienti e regole autoimposte per superare il blocco dello scrittore.
Dunque, affidiamoci ai consigli di scrittura di quattro tra i più celebri autori italiani.
Italo Calvino - I sei valori fondamentali della scrittura
Quando si parla di rigore stilistico e di fruibilità delle opere, Calvino è certamente uno degli autori italiani più innovativi della letteratura contemporanea.
Partendo dal suo lascito formale alla scrittura, possiamo estrapolare due consigli fondamentali a chi si trova alle prese con il blocco dello scrittore. Attraverso la lente della sua particolare visione della pratica narrativa, l'autore ci offre dei preziosi spunti di riflessione:
- Lasciare sempre qualcosa di sospeso: seguendo il consiglio di Hemingway, Calvino ci propone una buona pratica da seguire per evitare di farsi rallentare dalle infinite potenzialità creative di una storia, una scena o un dialogo ancora non scritti: "smetti di scrivere prima di aver concluso la scena, risolto il conflitto o dato una risposta agli interrogativi. In questo modo, quando ti siederai di nuovo alla scrivania, non dovrai faticare per rimettere in moto l’immaginazione".
- Non confondere il cinema con la letteratura: più di quarant'anni fa Calvino si preoccupava che un giorno non saremmo più stati in grado di pensare in maniera discorsiva, ma solo attraverso le immagini. Oggi, grazie agli smartphone e ai social media siamo abituati a tradurre ogni esperienza in un video, ad immaginare solo attraverso l’occhio della telecamera. Questo porta a voler tradurre la complessità di una scena pensata "filmicamente" sulla carta (cosa impossibile). La forza della letteratura sta nella suggestione e nella capacità evocativa che ha sull'immaginazione del lettore.
“Scrivere vuol dire cancellare, mettere insieme una frase e poi lavorarci sopra finché non ci si avvicina a quello che volevo dire.”
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Umberto Eco - Allenarsi a sbagliare
A volte quello che ci impedisce di iniziare a scrivere, incastrandoci nel blocco dello scrittore, è semplicemente la paura di sbagliare, di rovinare la storia perfetta che abbiamo in mente rompendo il velo delle nostre aspettative idealizzate. In questo senso, può essere d'aiuto ricordare le parole di Umberto Eco a proposito di "allenarsi a rischiare":
“[Bisogna] Allenarsi a rischiare errori, con la speranza che alcuni [di questi] siano fecondi. […] Certe volte temo che chi non scopre mai niente sia colui che parla solo quando è sicuro di aver ragione. [...] Le idee migliori vengono per caso. Per questo, se sono buone, non sono mai del tutto tue.”
Dunque iniziare a scrivere, affrontare la pagina bianca, significa anche mettere in conto una buona quantità di errori iniziali. Provare diverse strade vuol dire incontrare molti vicoli ciechi, ma anche provare e scartare diverse “direzioni” narrative, permettendoci così di scrivere un romanzo che rispecchi appieno le nostre intenzioni. Se abbiamo pazienza (e un pizzico di fortuna) alcuni di quegli errori saranno "fecondi", permettendo al nostro intuito di cogliere una buona idea nell'ultimo posto in cui pensavamo di trovarla.
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Dino Buzzati - La scrittura che resiste allo scrittore
Secondo un'altra linea di pensiero, il blocco dello scrittore è solo una naturale forma di resistenza che la storia oppone allo scrittore. Nella raccolta "In quel preciso momento", Dino Buzzati ci rivela quella che per lui è la caratteristica che ogni scrittore deve possedere per vincere questa resistenza: la costanza.
"Scrivi, ti prego. Due righe sole, almeno, anche se l’animo è sconvolto e i nervi non tengono più. Ma ogni giorno. A denti stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle più ridicole e patetiche nostre illusioni. Crediamo di fare cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca. Comunque, questo è il tuo mestiere, che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo. Scrivi, scrivi. Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via, una riga si potrà salvare. (Forse)."
Una profonda riflessione sulla scrittura, romantica e audace, che cerca di affrontare il blocco dello scrittore riportando nel quotidiano la questione motivazionale: cosa ci spinge a scrivere?
Rispondendo a questa domanda scopriamo qual è la motivazione per la quale vogliamo scrivere. Una volta scoperta la ragione per la quale scriviamo dobbiamo declinarla nella pratica quotidiana, allenando la costanza a scrivere ogni giorno, qualunque cosa. Solo così possiamo superare la paura (spesso immotivata) di non avere nulla con cui riempire la pagina bianca.
Pier Paolo Pasolini - Scrivere come bere e mangiare
Nella storia della letteratura contemporanea si possono trovare autori italiani eccezionali che non hanno mai sperimentato il blocco dello scrittore. È il caso di Pasolini che, in una prospettiva diametralmente opposta a quella di Buzzati, ci mostra la naturalezza con cui la scrittura è entrata e non è mai più uscita dalla sua vita:
“Mah..senso nessuno, mi sembra una cosa completamente priva di senso. Io continuo ad essere scrittore per forza di inerzia, ho cominciato a scrivere poesie a 7 anni e mezzo e non mi sono chiesto perché lo facessi. Ho continuato a scrivere per tutta l’infanzia e l’adolescenza ed eccomi qui a scrivere ancora. L’unico senso possibile è un senso esistenzialistico cioè l’abitudine ad esprimersi cosi come si ha l’abitudine di mangiare e dormire”.
Oltre ad una buona dose di invidia, quello che possiamo trarre dalla testimonianza di Pasolini è che spesso ci poniamo troppe domande sul senso di quello che stiamo facendo. Forse, il blocco dello scrittore deriva proprio da questa tendenza a razionalizzare eccessivamente la pratica della scrittura. Se fosse possibile emulare il suo esempio, fare della scrittura un'abitudine viscerale come mangiare e dormire, allora sarebbe possibile elevare di molto la propria produzione narrativa.
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