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Dal bere salato al low ABV: i 5 trend attuali della miscelazione italiana

Tutti vogliono bere salato. Il 2024 è l'anno dell'umami, o meglio della consacrazione dell'umami anche nel mondo della miscelazione.

Dopo essersi affacciata sulle bottigliere e dietro ai banconi di mezza Italia già l'anno scorso, in questa primavera un'ondata di sapidità ha travolto le cocktail list di tantissimi cocktail bar nostrani. Da Roma a Milano fino a Firenze o Venezia, tanto nei grandi bar d’albergo quanto negli street bar il concetto di “bere salato” si sposa con le altre principali tendenze della mixology contemporanea: ricerca del low ABV, utilizzo di frutta e verdura di stagione, colori sgargianti, garnish e bicchieri minimal.

Cosa significa bere salato

Negli ultimi anni anche in Italia, e più in generale in Occidente, abbiamo sviluppato fortemente una specifica parte del nostro palato, quella che percepisce l'umami e che contraddistingue da sempre la gastronomia asiatica. Se prima non la consideravamo neanche, adesso possiamo dire infatti che è diventata quasi una moda. Anche dal punto di vista dei drink, si cercano di conseguenza prodotti che abbiano una spiccata sapidità o struttura con sapori che all'apparenza non colleghiamo a un drink: dal gin all’acqua di mare alla vodka al caramello salato, passando per altri distillati bianchi con all’interno soluzioni saline. Il risultato, in termini di cocktail, sono twist sempre più salati sui celebri Martini, Gin Tonic e soprattutto Bloody Mary, il drink per eccellenza del brunch della domenica, a base di vodka, succo di pomodoro, succo di limone fresco, salsa Worchestershire e Tabasco.

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Meno alcol possibile

Dal sapore al volume alcolico, mai come oggi ai bartender si chiedono (anche) cocktail con bassa gradazione e quindi low ABV. Grazie ai drink con bassa gradazione alcolica, i bartender lavorano di più e pure meglio perché i loro ospiti bevono più drink e provano di conseguenza molte più cose. L’analcolico, o comunque il cocktail con un basso volume alcolico, è qualcosa che ormai coinvolge sia chi non vuole/può bere sia chi nella stessa serata vuole concedersi un bar tour un po' più lungo.

Cocktail dai colori sgargianti

Dal blu al rosa fino al viola: i signature dei principali cocktail bar italiani oggi privilegiano colori sgargianti, perché anche l’occhio - si sa - vuole la sua parte. Tra i singoli ingredienti, trionfa senza alcun dubbio il butterfly pea flower tea, il fiore della pianta di pisello che a contatto con una soluzione citrica rende suggestivamente viola il liquido presente nel bicchiere.

Succhi, infusioni e fermentati

Infusioni, succhi, frutta e verdura di stagione, ma anche kombucha e altri fermentati: dietro a tante preparazione oggi c'è un vero e proprio lavoro di raccolta, fantasia e tecnica, talvolta più vicino alla cucina fine dining che al semplice bar. Spazio dunque a piccoli produttori per fare la differenza con ogni singolo ingrediente di ogni singolo drink presente nel menu.

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Parola d’ordine: semplicità

Se è vero che tanti cocktail bar in giro per il mondo optano ancora per drink scenografici e instagrammabili fin dalle loro garnish o dai loro bicchieri, si prenda come esempio il successo di Paradiso a Barcellona, ossia di quello che per anni è stato il bar numero uno del globo secondo The World’s 50 Best Bars, tanti altri bar in questo nuovo anno sono tornati a utilizzare bicchieri semplici e garnish minimal, ricercando una concentrazione di profumi e sapori che esplode al palato senza creare troppe aspettative alla vista. Insomma, la parola d'ordine sembra essere tornata una e una sola: semplicità.