Qui fa la head chef da Lilium, un wine & cocktail bar con cucina in cui riesce a dare spazio e ampio respiro alla sua visione gastronomica, fortemente influenzata dai suoi viaggi e dalle sue esperienze di vita.
Tra i fuochi e le cucine Daniela ci è cresciuta, essendo in questo ambiente “figlia d’arte”. Suo padre infatti è Clemente Maiorano, proprietario dell’omonimo ristorante a Sulmona, nel cuore dell’Appennino Centrale. Per questo quando l’energia travolgente dei vent’anni l’ha spinta a lasciare la valle per spostarsi a Roma a studiare, ha passato comunque tutta la sua permanenza a dedicarsi sia all’università che alla cucina.
Ma per quanto la cucina in Italia sia osannata da noi italiani stessi, purtroppo questo fanatismo non viaggia di pari passo con le condizioni di lavoro che la ristorazione nel nostro Paese ci offriva fino a qualche anno fa (e talvolta continua a offrirci). Siamo ancora reduci da quell’idea che il lavoro dello chef sia tutta una questione di sangue, sudore e sacrificio. Che devi essere disposto a turni lunghi ed estenuanti, a pochissimo tempo libero e, preferibilmente, a mettere da parte l’idea di avere una famiglia. Una condizione che oltreoceano hanno abbandonato da tempo, per prediligere sempre di più una qualità della vita maggiore. Un orario di lavoro ridotto, uno stile di vita sostenibile…che si traduce nei piatti serviti e nell’atmosfera della sala, ça va sans dire.
La cucina di Daniela Maiorano è un melting-pot di culture, sapori e tecniche diverse apprese tanto dai posti che ha visitato quanto dalla sua attitudine poliedrica, dal momento in cui è passata dal lavorare in luoghi davvero essenziali ad altri molto più sofisticati.
Da Lilium, la cui avventura ha visto unirsi anche suo fratello minore Attilio, Daniela segue un approccio organico e ancestrale, a tratti olistico. Questo perché crede profondamente nelle proprietà degli alimenti e nei loro potenziali intrinsechi, tanto da esprimerli anche sotto forma di prodotti officinali (non a caso Lilium si definisce anche apothecary and botanical bar). Parte dell’esperienza al Lilium, infatti, sono proprio i medicinal cocktails ovvero drink a base di botaniche e infusi locali; mentre tra i piatti spiccano quelli di influenza europea e quelli che hanno segnato per sempre l’infanzia di Daniela, come la focaccia fatta in casa e l’agnello.
L'uso della memoria e del potere dei ricordi è in perfetto dialogo con la dimensione comunitaria che questo posto offre, portando alla creazione di un equilibrato fil rouge gastronomico e personale tra la passata vita sulmonese della chef e quella odierna.