Come si arriva a ricoprire un ruolo di questo tipo?
La dottoressa Virelli racconta: “Ho studiato management con un taglio più culturale, in cui rientra l’organizzazione di eventi e la scelta che ho fatto andava in qualche modo a interessare quelli sportivi. Sono partita da lì e dalla radio universitaria”.
“Mentre studiavo avevo già fatto delle esperienze: uno stage alla direzione di un festival culturale a Catanzaro, dove sono nata, e poi un’esperienza più breve legata alla realizzazione di un film project sulla maratona di Milano” ricorda Virelli, che continua: “Dopodiché sono andata a Radio 24, mi sono laureata e dopo un anno e mezzo ho avuto la possibilità di fare uno stage in Rcs Sport”.
Specializzata nell’organizzazione e nella comunicazione di eventi sportivi, Rcs Sport si occupa di importanti gare ciclistiche - del Giro d’Italia, delle cosiddette “classiche” come Strade Bianche, Milano-Torino e Tirreno-Adriatico tra le altre, dell’organizzazione di diverse maratone tra Roma, Milano e Abu Dhabi e, da quest’anno riveste anche il ruolo di advisor per l’eccellenza italiana di basket Olimpia Milano.
Ma com’è lavorare in Rcs?
“C’è stata questa opportunità…io non conoscevo il ciclismo ma ho preso la palla al balzo iniziando a occuparmi di marketing, quindi la parte di promozione e di branding del Giro d’Italia e delle altre gare, e dopo un anno e mezzo e una rotazione interna sono passata all’organizzazione. Quindi sono partita dalla base e sono cresciuta”, afferma Virelli.
Rcs e il Dottor Mauro Vegni. Una persona di infinita esperienza da cui apprendere tanto. Un pioniere nell’organizzazione ciclistica e non solo …
“Mauro è il mio mentore” afferma entusiasta Virelli, che prosegue: “È lui che mi ha voluto portare all’organizzazione…quello non era il mio tipo di profilo, io stavo facendo marketing e ho conosciuto meglio Mauro e tutto il gruppo di lavoro della parte organizzativa perché ai tempi avevo iniziato a fare sopralluoghi con loro. Seguivo i rapporti con le istituzioni dal lato promozione per raccontare quelle che erano poi le possibilità di comunicazione per i comitati. Lì ho avuto la possibilità di vedere come lavorava la parte sportiva”.
Giusy Virelli spiega poi come nell’organizzazione delle manifestazioni ci siano figure di diversi tipi: “Eventi sportivi come il Giro muovono dei volumi, anche economici, molto importanti, quindi le competenze devono essere diverse. Il fatto di aver corso o meno in bici è fondamentale per alcuni aspetti, però in realtà si ha bisogno anche di figure con capacità manageriali, di controllo, di pianificazione, di project management ma anche e soprattutto di relazioni istituzionali”.
Oltre al Giro d’Italia maschile, nel 2024 Giusy Virelli è l’organizzatrice del Giro Women: “Quest’anno è la 35° edizione del Giro d’Italia Femminile”, spiega Virelli: “L’evento appartiene alla Federazione, ma Rcs ne ha vinto adesso il bando. Abbiamo fortemente voluto questo evento sia per lo sport femminile, ma anche perché l’azienda ha visto potenziale a livello di business. L’interesse per il ciclismo femminile sta crescendo, ma questo era già stato notato negli anni 90, quando esisteva la Milano-Sanremo femminile, chiamata Primavera Rosa. Nel 2015, invece, venne chiesto di organizzare una corsa in corrispondenza all’ultima tappa del Giro d’Italia, ma Mauro ebbe un’ottima intuizione dicendo di no, perché l’attenzione sarebbe stata solo sul maschile… si puntò su una cosa vera e propria, e la scelta ricadde su Strade Bianche. Fu la scommessa giusta per dimostrare che anche le donne possono correre sugli sterrati”.
L’approccio di RCS alle gare femminili è dunque di pari impegno e dedizione a quelle maschili e, continua Virelli:“Questo è stato il nostro approccio, l’organizzazione del Giro d’Italia arriva quest’anno e noi la organizziamo come tutte le altre gare. Ci sono delle cose che ovviamente vanno considerate, anche i regolamenti. Ad esempio, le donne corrono su chilometraggi diversi rispetto agli uomini, ma l’attenzione e la cura è la stessa delle altre gare professionistiche. Non ci sono grandi differenze se non per le attività collaterali che il Giro si porta dietro, come la carovana, ma è assolutamente paragonabile a una Tirreno-Adriatico, che comunque è una gara a tappe importante.
Ma come viene tracciato e immaginato il percorso di una competizione professionistica così importante?
“Sulla fase di definizione si fanno delle valutazioni partendo dal panorama di candidature ricevute e si parte dal definire l’area geografica, la regione e la città” spiega l’organizzatrice, proseguendo: “Si lavora soprattutto sulle regioni, anche perché con queste si può fare un piano di lavorazione pluriennale. Una volta scelta quella di partenza si va a individuare anche la regione dell’ultima tappa. Da lì, sulla base di criteri sportivi, si decide che tipo di evento si vuole fare, quanto duro, con quante volate, cronometro e tappe di montagna, per poi discutere del chilometraggio delle singole tappe, del complessivo e sulla media, e dopodiché si uniscono i puntini”.
Ma anche stabilire un percorso, che sembra quasi già tracciato non è così semplice e immediato. “Bisogna considerare anche altri aspetti: noi quest’anno facciamo un giro che parte dalla Lombardia e arriva in Abruzzo, chiaro che abbiamo dovuto considerare che, essendo a luglio, fare diverse tappe sulla costa potesse essere un problema, perché chiaramente c’è un periodo di vacanza, quindi anche a livello di autorizzazione poteva essere complicato. Abbiamo cercato di fare una cosa che fosse più all'interno e questo ha condizionato la scelta dei percorsi e le volate” dichiara l’organizzatrice.
La gara, dal 7 al 14 luglio, sarà di difficoltà crescente, con due volate del Giro Women, una in Lombardia e una in Umbria, e un duro percorso che metterà tutte alla prova, soprattutto sulla dura tappa sul Blockhaus. “Se vogliamo far crescere il movimento dobbiamo anche pensare che le ragazze siano all’altezza di fare questo tipo di tappe impegnative. Io credo di sì, sono una femminista convinta e penso che possiamo fare tutto, in questo caso a velocità diverse, ma possiamo fare assolutamente le stesse cose degli uomini” conclude orgogliosa la dottoressa Giusy Virelli.