Come molti piatti, anche la storia del Fish and Chips non è mai stata confermata in assoluto. Le origini di questo amato piatto sono state oggetto di accesi dibattiti nel corso dei secoli, con alcune teorie che lo attribuiscono alla comunità ebraica portoghese che portò in UK il tanto amato “pescado frito” agli immigrati veneziani, come citato da Charles Dickens in “Oliver Twist”.

Andrew Crook invece, tesoriere della “National Federation of Fish Friers”, ha dichiarato di non aver mai sentito parlare di un collegamento italiano con il fish and chips e ha confermato che il piatto è stato servito per la prima volta intorno al 1860, con la famiglia Malin di Londra e i Lee di Mossley, vicino a Manchester, entrambi che rivendicano di essere stati i primi.
Ma si sa, la storia di un piatto e’ un intreccio di culture e di influenze dei vari popoli e tradizioni che hanno contribuito alla sua evoluzione attraverso una ricca varietà di sfumature. Così diciamolo, l’Italia non ha inventato il Fish and Chips ma ha influenzato il suo successo in qualche modo, ma come?

Fish & Chips e gli Italiani in Inghilterra: una storia di successo
Immaginatevi nella Londra della fine del XIX secolo, quando la comunità italiana stava prendendo piede nel Regno Unito. In cerca di stabilità economica, molti italiani si rivolsero a mestieri come la musica di strada o l'affilatura dei coltelli. Ma fu l'incontro con il fish and chips a segnare una svolta. Il merluzzo fritto era già una specialità conosciuta in molte regioni d'Italia, dalla Campania alla Toscana, e quindi la transizione verso il nuovo lavoro fu naturale.
Così nacquero i primi chioschi di patatine fritte, dapprima concentrati nelle Little Italy e poi sparsi in tutta la nazione, dai centri industriali alle zone minerarie e persino nelle regioni più remote del Galles, della Scozia e dell'Irlanda. A Dublino, per esempio, Giuseppe Cervi aprì il suo chiosco di patatine fritte con tanto successo che ancora oggi i residenti ordinano una porzione di "uno e uno", proprio come faceva sua moglie Palma quando chiedeva ai clienti: "Uno di questo, uno di quello?". In questo modo, Palma contribuì a coniare una frase dublinese, "one and one", che è ancora oggi un modo comune di chiedere fish and chips. Nel frattempo, il negozio aveva dato il via a un'intera industria.
Ma fu in Scozia che l'amore degli italiani per il fish and chips raggiunse il suo culmine. Nel 1914, c'erano ben 4.500 chioschi in tutto il paese, servendo un'incredibile quantità di 800.000 porzioni di pesce fritto a settimana solo a Glasgow. Questo piatto diventò parte integrante della cultura scozzese, tanto che ancora oggi è considerato uno dei pasti preferiti dagli abitanti del posto.
Con il passare del tempo, la comunità italiana si è evoluta e i ruoli sono cambiati. Gli anni '70 videro un declino nell'interesse degli italiani per i chioschi di patatine, ma alcuni segni della loro presenza rimangono ancora oggi. A Glasgow, ad esempio, è ancora possibile trovare alcuni degli ultimi chioschi gestiti da italiani, nascosti tra le vie della città.
Da Paisley, una cittadina vicino a Glasgow, arriva una delle storie più affascinanti. Qui si trova uno dei più antichi “chippy” della Scozia: “Castelvecchio”, gestito da Alfredo Nutini, padre del famoso cantante Paolo. Per oltre un secolo, questo locale ha rappresentato un punto di riferimento per la comunità, resistendo alle sfide del tempo, delle guerre e delle mode.

Insomma, la prossima volta che assaggerete un delizioso fish and chips, ricordate che dietro a questo piatto c'è una storia ricca e affascinante, fatta di immigrazione e di culture che hanno contribuito a plasmare la cultura gastronomica britannica. E proprio come il sapore di una porzione di “one and one” appena fritta, questa storia è destinata a rimanere nel cuore di chiunque la assaggi.
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