Romano d’adozione, durante gli anni 70 comprende che la sua passione è per uno sport, il ciclismo, anzi più esattamente per tutto quel sistema che vi gira intorno. Le prime corse che segue le guarda insieme all’organizzatore Franco Mealli, che lo inizia a quel mondo fatto di telai e pedali.
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La regia del Giro d’Italia: Mauro Vegni e l’evoluzione del ciclismo
Da 11 anni direttore del Giro d’Italia e delle classiche del ciclismo su strada, il Cavaliere Mauro Vegni è uno dei protagonisti del mondo di Rcs Sport, azienda specializzata nell’organizzazione di eventi sportivi.
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Ma quali sono i valori che lo sport su due ruote per antonomasia trasmette?
“Io credo che questo sport, come tutti, riesca a veicolare valori importanti e fondamentali, soprattutto quando questi spesso non si riscontrano nella società civile. Credo nel valore del sano competere, nel fatto di fare squadra per arrivare a un obiettivo; nel fatto di fare fatica, che una volta si vince e una si perde…quindi si impara a metabolizzare la sconfitta e di uscirne egualmente…la lealtà, è questo che lo sport insegna”.
“Ma nel passare degli anni lo sport è sicuramente cambiato... prima era in qualche modo l’evento sportivo…oggi più che mai da invece più spazio alla parte commerciale”, spiega il direttore Vegni, ponendo l’accento sulle svariate possibilità che l’attività sportiva oggi offre, e che così continua: “Il centro è il business, mentre lo sport è il file rouge che unisce tutto il resto. In questo senso è cambiato, ma i valori fondanti rimangono insiti nel ciclismo”.
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È ormai all’ordine del giorno vedere sportivi protagonisti di pubblicità, oppure seguirne la vita sui social…tuttavia in questo sport a due ruote non sono ancora in tanti ad aver ampliato la propria vision in ottica di marketing come ha invece fatto Pogačar, vincitore del Giro D’Italia 2024, che pubblicizza una nota azienda di integratori.
Se da un lato si pensa agli aspetti commerciali, dall’altro invece ci si concentra sull’impatto che la condivisione e la partecipazione hanno sugli appassionati e sul senso di appartenenza che questo crea.
“Adesso è molto più facile raccontare storie che descrivano quello che è un ragazzo di quell’età, di come vive gli appuntamenti, la sua quotidianità e gli allenamenti”, afferma il dottor Vegni in riferimento agli atleti che parlano al proprio pubblico di appassionati attraverso i canali social, “Sono esempi che fanno riflettere la gente”.
Crescita, formazione ma anche cultura a 360° quella proposta dal Giro d’Italia, che grazie ai suoi itinerari porta alla scoperta di territori incantevoli nelle regioni dello stivale. Quest’anno il via lo si è dato il 4 maggio dal Piemonte con partenza da Venaria Reale e arrivo a Torino.
Un altro aspetto che il direttore non può fare a meno di sottolineare, inoltre, è che il Giro è, soprattutto, degli italiani: “Per noi la prima cosa da mettere in evidenza è la festa. Come diceva qualcuno “Al Giro è sempre domenica”, dice entusiasta Vegni, “Prima con la radio, ma soprattutto con l’avvento della televisione, il Giro ha unito il Nord al Sud e viceversa, perché ha dato la possibilità di scoprire i territori. Abbiamo avuto radiocronisti all’altezza di ciò, come Ferretti, però in quel modo immaginavi, con l’avvento della televisione, invece, lo vedevi. È stato importantissimo”.
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Il Bel Paese durante la sua storia ha vissuto momenti felici, come quello dell’Unità d’Italia, ma anche drammatici, come l’incidente aereo avvenuto proprio nella città della Mole, che non si perde occasione di commemorare: quest’anno il Giro omaggia infatti il Grande Torino, avendo fatto correre i suoi atleti lungo la collina di Superga nell’anniversario di quel tragico maggio del ‘49.
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“Le scelte non sono mai casuali” dice Vegni, “Devi incontrare le stesse motivazioni anche dall’altra parte. Nel momento in cui dovevamo partire dal Piemonte abbiamo scelto di omaggiare quello che era il Grande Torino, una tragedia che è di tutti gli italiani…” e continua poi: “Abbiamo anche dedicato un’iscrizione sulla Maglia Rosa”.
Il Giro ha, infine, regalato tappe molto interessanti anche fuori dall’Italia, come nel caso di Belfast in Irlanda nel 2014 e a Gerusalemme nel 2018: “Rcs vuole essere un player importante anche a livello estero…vedremo quello che riusciremo a portare in futuro” conclude Mauro Vegni, fiducioso di poter regalare agli spettatori della manifestazione ciclistica italiana per eccellenza, ancora forti emozioni e scenari mozzafiato.
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